Lo staff di Intangible Economy ieri ed oggi è stato al salone della CSR "dal dire al fare", che quest'anno è ospitato dall'Università Bocconi di Milano. Al più presto, seguiranno commenti, cronache e spunti.
Wednesday, September 30, 2009
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Il momento in cui non si parlerà più di CSR rappresenterà finalmente "l'arrivo", l'apice della responsabilità d'impresa? Paradosso? Mi spiego: fino a che si parlerà di responsabilità sociale d'impresa vorrà dire che saremo ancora in una fase tale da doverne giustificare l'esistenza diciamo. Ancora in una fase di sviluppo. Il momento di arrivo sarà dunque quello dove certe pratiche saranno talmente parte del modo di fare business delle imprese da non esserci più bisogno di parlarne. Come non si mettono in discussione certe pratiche culturali che contraddistinguono il nostro agire quotidiano. L'esempio più calzante è forse quello di alcune imprese scandinave. Spesso queste non attaccano l'etichetta CSR alle loro pratiche, ma si comportano in modo ben più responsabile nei confronti dei loro stakeholders, rispetto a tante altre aziende che vanno sbandierando i loro sforzi filantropici a destra e a manca (magari facendo solo del mero "window dressing").
ReplyDeleteIn un ottica liberale ciò non vuol dire lo stabilire delle coercizioni per le imprese tali per cui queste operino responsabilmente perchè forzate a farlo. Il contesto sociale, politico ed economico dovrà essere tale da creare un contesto che permetta e/o incoraggi l'utilizzo di pratiche responsabili senza per questo forzarle. Il contesto gioca un ruolo fondamentale.
Come suggerito dal buon vecchio Porter, le imprese dovranno essere in grado sfruttare le proprie specifiche competenze in modo da raggiungere una situazione di beneficio reciproco(win-win/ shared value) assieme alla più ampia società di cui d'altronde sono parte integrante e non scindibile. Infatti la separazione "business vs. society" è spesso artificiale e focalizzata su i punti di differenza piuttosto che su quelli comuni.
Che ne penate dunque? CSR come parte della "programmazione mentale" d'impresa? una frontiera raggiungibile o una mera utopia?
Un caro saluto
Simone
Caro Simone,
ReplyDeletegrazie per il commento e lo spunto di discussione.
Penso che si debba distinguere tra due rami (molto intrecciati) del dibattito: una prospettiva micro che riguarda i contenuti della CSR da una parte e il più ampio dibattito sul ruolo e la posizione del business (e delle sue forme, tra cui la corporation) nella società, che ha natura sistemica. Il primo, infatti, afferisce alla sfera delle contingenze e riguarda quegli issues che i gruppi che detengono il o aspirano al potere dentro ed attorno le imprese portano avanti. Sono le aspettative della società, che cambiano e si evolvono con la società stessa. Il secondo filone riguarda invece la legittimazione delle corporation stesse come istituzione. Ecco, io credo che nè l'uno nè l'altro filone si esauriranno presto. Il primo, perchè cambiando la società, cambiano le pressioni sulle imprese; gli obiettivi dei movimenti del passato sono dati per acquisiti ora e dei nuovi issues entrano nell'agenda. La CSR entrerà nella programmazione mentale delle imprese soltanto adottando un modello di RP "2-way symmetrical". E per ora, a parte alcune best practices, siamo ancora allo stadio normativo. Il secondo filone di discussione, che sembrava sepolto sotto le spoglie del Muro, è invece recentemente ricomparso in seguito ad alcuni scandali ed al credit crunch.
Quindi, fortunatamente la CSR è ancora sotto i riflettori. Perchè la CSR diventi parte del DNA del fare business, credo che si debba aspettare una nuova generazione di manager. Ma anche allora, i meccanismi di checks and balances democratici non dovranno essere abbandonati.
Marcello
Grazie a te per la risposta Marcello. Condivido a pieno! In fondo, come scrivi tu, la società e le sue aspettative sono in continuo mutamento e il mantenimento della "licenza di operare" è frutto di un continuo sforzo di negoziazione che, sempre come scrivi, potrà portare a buoni frutti e ad un dialogo costruttivo solo se inserito in un modello di comunicazione bilaterale simmetrico, e non lasciando che siano solo gli stakeholders a determinare l'agenda.
ReplyDeletePersonalmente proprio per i motivi sopra menzionati dubito che si giungerà mai ad una completa internalizzazione della CSR e se a tal punto mai si arriverà cmq ne deve ancora passare di acqua sotto ai ponti! In ogni caso il fatto che se ne parli tanto oggigiorno è probabilmente segno positivo in quanto sintomo di una necessità collettiva (e speriamo non solo moda passeggera). Il concetto e le pratiche di CSR sono cmq in evoluzione costante e questo è sotto gli occhi di tutti: ormai il concetto di CSR come "semplice" filantropia è stato superato e siamo oggi a forme più complicate di inserimento di pratiche socialmente responsabili all'interno dei più disparati steps della value chain (in modo più o meno strategico).
Ritengo cmq importante che il dibattito venga portato avanti in modo costruttivo focalizzandosi sul fatto che le imprese sono parte integrante della società in cui si trovano ad operare. La società ha bisogno delle imprese e viceversa ed è solo così che si potrà far si che il concetto evolva costantemente a beneficio di tutti.
Saluti
Simone